Negli ultimi anni, si è diffuso un fenomeno che merita attenzione: il Pinkwashing.
Si tratta di una strategia di comunicazione e marketing che mira a promuovere l’emancipazione femminile, ma solo in superficie. L’obiettivo non è davvero quello di migliorare la condizione delle donne, bensì di ottenere consenso e rafforzare l’immagine pubblica di aziende e organizzazioni.
Il Pinkwashing è strettamente legato al Rainbow Washing, che riguarda invece il mondo LGBTQIA+. Entrambi i fenomeni si manifestano attraverso campagne pubblicitarie, eventi e dichiarazioni che enfatizzano valori di inclusione e parità, senza però tradursi in reali cambiamenti strutturali.
Come si manifesta il Pinkwashing?
Le aziende e le istituzioni adottano slogan e iniziative a favore della parità di genere, ma spesso senza azioni concrete che portino a un cambiamento reale. Un esempio comune è l’aumento di iniziative di empowerment femminile, che però non si traducono in un effettivo miglioramento delle condizioni lavorative delle donne.
Nel mondo del lavoro, negli ultimi decenni è diventato sempre più frequente vedere donne impiegate in ruoli di front office o di vendita, spesso con un’enfasi sulla “ bella presenza” un’espressione che per lungo tempo ha dominato gli annunci di lavoro.
Tuttavia, la reale equità di trattamento è ancora lontana.
Nonostante i progressi, le strutture di leadership restano prevalentemente maschili e il divario salariale tra uomini e donne è ancora significativo. Alcune aziende anche nel settore del credito, hanno introdotto politiche per ridurre il gender pay gap, ma spesso si tratta di misure limitate, che non interessano tutta la platea delle lavoratrici in modo equo.
Seppure negli ultimi anni si sia registrato un lieve aumento della presenza femminile in ruoli dirigenziali, e’ importante sottolineare due aspetti:
1. L’autenticità del cambiamento: le donne non dovrebbero essere spinte a replicare modelli di leadership prettamente maschili per essere riconosciute come valide. Il vero valore aggiunto sta nella diversità di approccio e nella capacità di innovare il modo di gestire le organizzazioni.
2. Il rispetto quotidiano: la parità non deve riguardare solo chi aspira a posizioni apicali, ma tutte le lavoratrici. È fondamentale che in ogni ambiente di lavoro si creino condizioni di equità e rispetto, contrastando ogni forma di discriminazione, verbale o non verbale.
Le sole intenzioni non sono più sufficienti. Troppo spesso, le iniziative di parità di genere vengono utilizzate per ottenere riconoscimenti, certificazioni ed aumentare margini di profitto , senza che vi sia un impatto concreto sulla vita delle lavoratrici. Secondo gli ultimi dati forniti dall’istituto previdenziale il divario retributivo tra uomini e donne nel settore privato rimane significativo, con percentuali particolarmente alte in alcuni ambiti come quello finanziario e assicurativo, col 32,1%.
Purtroppo il fenomeno del Pinkwashing è in continua evoluzione ed espansione.
Compito di un Sindacato vigile ed attento quale Unisin continuare a vigilare, soprattutto nel settore in cui opera, affinché le iniziative siano realmente efficaci e non operazioni di facciata.
Noi del Coordinamento Donne & Pari Opportunità con convinzione ribadiamo: più azioni, meno slogan! Il cambiamento non può essere solo estetico, ma deve tradursi in un impegno concreto per garantire alle donne pari opportunità e condizioni di lavoro dignitose.
Arianna Giroldini, Francesca Cammarota, Ida Andreozzi, Paola Marrapodi
Coordinamento Donne & Pari Opportunità Unisin Confsal