Dal crollo di via Mariti a Firenze, al disastro di Suviana, a quello di Calenzano
Enel, Esselunga, Eni, stiamo parlando di 3 “eccellenze” italiane, NO stiamo parlando di 17 persone morte sul lavoro. Stiamo parlando di 17 famiglie, stiamo parlando di tanti figli che hanno visto la mattina uscire il loro padre per andare a lavorare e che non l’hanno più visto tornare.
Mohamed Toukabri, 54 anni, Bouzekri Rahimi, 56 anni, Mohamed El Farhane, 24 anni, Taoufik Haidar, 43 anni, Luigi Coclite, 60 anni, Vincenzo Franchina, 36 anni, Mario Pisani, 73 anni, Pavel Petronel Tanase, 45 anni, Adriano Scandellari, 57 anni, Paolo Casiraghi, 59 anni, Alessandro D’Andrea, 37 anni, Vincenzo Garzillo, 68 anni, Vincenzo Martinelli, 51 anni, Franco Cirelli, 50 anni, Gerardo Pepe, 45 anni, Carmelo Corso, 57 anni, Davide Baronti, 50 anni.
17, questi sono i lavoratori morti in Toscana da febbraio ad oggi e solo per ricordare quelli che hanno riguardato le 3 grandi aziende citate in apertura. Purtroppo, le vittime sono molte di più. In Italia dall’inizio dell’anno siamo a circa 900 morti sul lavoro. Una strage.
Facile cadere nella retorica quando si tratta di morti sul lavoro, tutti se ne parla ma le cose peggiorano progressivamente. Si auspicano leggi più severe, regole più stringenti ma siamo convinti che tutto questo potrebbe non essere sufficiente. Certamente leggi puntuali, attente e rigorose sono indispensabili, soprattutto perché le normative che riguardano la salute e la sicurezza sul lavoro scontano necessariamente degli approfondimenti tecnici di profilo elevatissimo in grado di creare supporti e guide efficaci per le aziende e i lavoratori.
Il problema, però, rimane ancorato alla cultura, alla consapevolezza, alla sensibilità, al senso di responsabilità sociale che dovrebbero avere ed esprimere non solo le istituzioni, Governo e Parlamento in primis, non solo i presidi creati appositamente per controllare ed intervenire per garantire e ripristinare la salute e la sicurezza sui luoghi di lavoro, non solo i Magistrati, ma anche e soprattutto le Aziende, a partire dai CDA delle nostre “eccellenze”, composti da tante persone importanti, con stipendi e profitti molto importanti, ma che ben poco investono in sicurezza.
Il progresso continuo, la crescente automazione ed informatizzazione sta progressivamente annichilendo le persone in un angolo buio dove le tutele si indeboliscono e i diritti vengono filtrati e condizionati da questa globalizzazione tecnologica. Ma dov’è il progresso tecnologico in un’azienda dove i suoi lavoratori muoiono?
Forse occorre seriamente interrogarci su dove stiamo andando con tutto questo progresso, con l’introduzione sempre più massiccia delle “macchine”, delle automazioni industriali, ma anche delle forme contrattuali c.d. “atipiche”, oppure delle innovazioni realizzate dalla stessa contrattazione collettiva nella materia dei compiti lavorativi, della distribuzione dell’orario di lavoro, dei trattamenti retributivi, specie per i più giovani. Pensiamo anche al dilagare dello Smart Working, il lavoro agile che appare agile soprattutto nel “dribblare” le norme a tutela di chi lavora e nell’imporre a questi ultimi nuovi oneri indiretti e rischi “nascosti”. Pensiamo anche alla catena infinita dei subappalti e a tutte quelle forme di flessibilità che si diffondono anche al di fuori dell’area della subordinazione, operando in senso riduttivo di quest’ultima: si pensi allo sviluppo delle forme di lavoro autonomo coordinate all’organizzazione produttiva, che spesso rappresentano ambigue riproposizioni del rapporto di dipendenza economica, nonché alle varie forme di decentramento delle attività produttive.
Questo indirizzarsi verso un minor utilizzo dello schema del lavoro subordinato può essere descritto, per alcuni aspetti, in termini di “fuga dal diritto del lavoro”. L’ampiezza dei territori occupati dal diritto del lavoro sembra quindi si stia riducendo. Qui il progresso non si vede, anzi. Un aspetto che, purtroppo, sembra coinvolgere anche le aule dei Tribunali dove la parte più debole del sinallagma contrattuale affronta difficoltà e sensibilità ridotte rispetto anche solo a qualche anno fa.
Le festività natalizie si avvicinano, speriamo che tra i doni sotto l’albero possiamo ritrovare anche un po’ di sdegno. Sarebbe un buon inizio per il 2025.
Firenze, 12 dicembre 2024
La Segreteria